In prima linea per la cura Di Bella alla fine degli anni '90 l'allora assessore regionale alla Sanità Michele Saccomanno. Nonostante da medico non condividesse la terapia Di Bella, Saccomanno fece emanare dalla Regione nel 1998 un provvedimento che consentiva la cura. Ma l'anno successivo fu stoppato dall'allora ministro Rosy Bindi. Oggi Saccomanno valuta positivamente l'ordinanza del giudice.
Presso la Regione Puglia, in quel periodo, ci furono tante riunioni durante le quali i familiari di malati di cancro chiedevano a gran voce l'aiuto della Regione per consentire la somministrazione gratuita della cura Di Bella. Lo chiamavano l'assessore della somatostatina, un ormone ritenuto efficace nella lotta al cancro. La Regione non si tirò indietro e il 9 gennaio '98 fece una delibera con la quale si disponeva la somministrazione dei farmaci del protocollo anticancro Di Bella da parte delle Asl ai malati terminali che ne avessero fatto richiesta.
La Puglia fu la prima regione italiana a garantire la somministrazione gratuita di quella cura. Michele Saccomanno aveva conosciuto Di Bella ed è un medico, quindi il suo giudizio è professionalmente fondato: "Di Bella siccome svolgeva la professione in modo severo aveva acquisito una grande fiducia da parte delle persone, dichiarò all'epoca Saccomanno. Ho conosciuto ammalati che dopo la sua cura si sono sentiti meglio. Se mi chiede se credo alla sua cura, devo rispondere che scientificamente non ho nozioni per suggerirla. Io succerisco le cure tradizionali, però ho incontrato persone che con la sua cura sono state meglio".
L'intervento del Governo e del ministro Bindi fece venire meno il provvedimento della Regione Puglia. "Si tratta, spiega oggi Saccomanno a distanza di diversi anni, di farmaci off-label ovvero fuori etichetta ma si possono usare in quanto inseriti nella lista di 100 farmaci non ancora del tutto sperimentati. Per evitare che i familiari degli ammalati facessero qualsiasi cosa pur di reperire quei farmaci, facemmo quindi in modo di poterli utilizzare".
Ma quel provvedimento non bastò. "Intervenne il ministro Bindi, ricorda l'ex senatore, venne istituita una Commissione in cui fece parte anche l'oncologo barese Giuseppe Colucci e si appurò che la terapia non funzionava nonostante alcune testimonianze positive". Ma il principio che muoveva l'assessore alla Sanità di allora era un altro. "Indipendentemente dell'efficacia della terapia, conferma ora Saccomanno, se si parla di un farmaco che si trova nel prontuario, quel farmaco si deve poter prescrivere".
Ma la cura Di Bella non è compresa nella legge "Di Bella", per questo sono costretti ad intervenire i Tribunali.
"Quello che non capirò mai, dichiara Saccomanno, è perchè lo Stato non interviene sul medico piuttosto che sul cittadino per giunta gravemente malato e costringerlo a fare il giro dei Tribunali con le carte bollate per vedersi riconosciuto un diritto sacrosanto".
Insomma, nonostante da medico Saccomanno non consiglierebbe affatto ad un malato di cancro di curarsi con il metodo Di Bella, giudica assolutamente giusto il provvedimento del giudice che consente a chi lo sceglie di farlo e di farlo gratis perchè a carico dell'Asl. "Non è la prima volta che ciò accede, dichiara Saccomanno, ma si tratta di una ordinanza giusta. Già in passato i cittadini della provincia di Brindisi hanno avuto lo stesso riconoscimento dal pretore".
Il tutto in attesa che lo Stato normi la situazione una volta per tutte. "In attesa di nulla, aggiunge il medico, a meno che non si decida di intervenire sul medico, piuttosto che sul cittadino".
Articolo di Giorgio Gargasole.
Fonte: Quotidiano di Lecce del 18 ottobre 2013